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Politiche attive: lavoro e formazione
- febbraio 28, 2021
- Posted by: wp_8651298
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Lavoro e formazione: in Italia mancano politiche attive per la tutela dei lavoratori
Le politiche attive in Italia a favore di lavoro e formazione presentavano delle mancanze già prima della pandemia. Ora più che mai i lavoratori hanno bisogno di essere tutelati e non basta più un semplice stipendio mensile, magari frutto di un contratto a tempo determinato per farlo.
Per il momento, il blocco licenziamenti è in scadenza il 31 marzo. Per questo motivo, si prevede un’ondata di licenziamenti e occorre che il sistema delle politiche attive sia riformato.
La vera necessità è quella di creare nuove opportunità per i lavoratori tramite processi di reskilling al fine di migliorare la loro occupabilità lavorativa. Tramite questo tipo di processo sarebbe possibile migliorare il capitale umano e con esso, come conseguenza, quello aziendale.
Le tipologie di politiche attive alle quali ci si riferisce dovrebbero partire dallo Stato, agevolando la collaborazione tra aziende pubbliche e private al fine di garantire maggiore stabilità ai lavoratori. Così, anche dal punto di vista sociale, sarebbe meglio tutelare le imprese non solo nella gestione della forza lavoro, ma anche nella gestione di chi resta senza lavoro.
Queste tutele si basano non sul mero assistenzialismo, ma sul riformare il sistema al fine di garantire una maggiore sicurezza lavorativa alle persone, soprattutto ai giovani. Ciò non significa il tanto in passato ambito “posto fisso”, ma la possibilità di una ricollocazione della figura professionale che inciderebbe positivamente anche sul welfare.
Ciò che ci si auspica, quindi, per il futuro, è un passaggio del diritto al lavoro e alla formazione tra le competenze esclusive dello Stato.